martedì 14 gennaio 2014

Mi presento: Sono un fico!

Mi presento: sono un fico!...
Ehm, mi rendo conto che come esordio può sembrare poco originale, oltre che presuntuoso, se non che io fico lo sono per davvero, un fico non in carne e ossa, bensì in fusto, chioma e radici!...
La mia è una lunga storia... beh, neanche poi tanto stando ai parametri temporali delle piante (diversi da quelli degli umani), a contare i cerchi inscritti nel mio tronco si arriva a 18 (oddio, mi viene un brivido come se fossi investito da un vento di tramontana: spero che non giunga mai il momento che si possono contare quei cerchi, fanno presto gli uomini a tagliare, pochi minuti di motosega e zac, anni, decenni, a volte secoli di continua e paziente crescita vanno a ramengo... ma non era un discorso ecologico quello che volevo fare, non oggi per lo meno...)
E dunque ho 18 anni, li compio tra poco, se ben ricordo in aprile, sono maggiorenne quasi... una data importante, non solo per gli umani... è tempo che pensi seriamente al mio futuro, è tempo di fare dei progetti, di coltivare delle ambizioni!
Ne ho una, tanto per cominciare, e la dirò subito: voglio diventare il fico più alto del pianeta!
Non è un sogno velleitario, è una cosa molto alla mia portata, ho incaricato il mio "padrone" di fare una ricerca in internet, e a quanto si dice nei sacri testi botanici avrei già raggiunto l'altezza massima consentita alle piante della mia specie (che è intorno agli 8 metri), l'ho già raggiunta, questa altezza, nonostante la mia giovane età, e ho voglia di crescere ancora... Le piante possono permetterselo, di crescere anche dopo il raggiungimento della maggiore età, gli umani no, non c'è verso...
In qualcosa (in questa cosa se non altro) siamo superiori! lo dico per consolarmi perché per il resto, devo ammetterlo, sono superiori loro. Li invidio, soprattutto, perché possono muoversi, e quando avvistano un pericolo (che ne so, un malintenzionato che brandisce una motosega) possono scansarsi... sembrerò fissato con questa storia della motosega ma mettetevi nei miei panni (pardon, nella mia corteccia)... ci sono giornate, in novembre, quando arrivano i primi freddi, che io comincio a perdere le foglie, prima un po' per volta (un po' per giorno) e poi tutte insieme. E dato che le foglie cadono in un cortile (già, non l'avevo detto, vivo in un cortile in una città, in mezzo alle case) c'è qualcuno che queste foglie, dal cortile, le deve togliere... questo è l'uso nei cortili, nelle città, tra le case...
Io non ho occhi e neppure orecchi, ma una certa sensibilità non mi manca, colgo perfettamente cosa passa per la mente di queste persone: sulla loro testa si materializza una sorta di nuvoletta, con dentro degli ideogrammi strani, vallo a capire il linguaggio degli umani, ma tra tutti spicca, inconfondibile, la sagoma di una motosega!
La soluzione finale, "radicale" (è proprio il caso di dirlo), per non dover piegare quotidianamente la schiena.
Oltre a non avere occhi e orecchi non ho neppure bocca, e quindi assisto muto a questa quotidiana operazione, ma in forma telepatica qualche pensiero riesco a trasmetterlo nella mente dell'operatore «Si tratta solo di un mese» gli dico «si tratta solo di novembre, puoi considerarla una forma di ginnastica, non devi neanche spendere i soldi per la palestra e se le foglie non le butti via ti possono servire per produrre concime... e poi ti ricordi i miei frutti, gli ultimi li hai raccolti appena un mese fa e sono così buoni...»
I miei argomenti, devo dire, sono piuttosto convincenti: chi mi accudisce, che è anche il mio "padrone", piega di buon grado quotidianamente la schiena, anche nei giorni di pioggia, soprattutto in quelli, perché la caduta delle foglie è più copiosa e maggiore il rischio che vadano a intasare i tombini, e negli anni ha prodotto talmente tanto concime che non sa più dove metterlo: io vivo in un buco ritagliato nel cemento di poco più di un metro quadro, e tanto mi basta...
Quanto al mio "padrone", vedete, lo metto sempre tra virgolette, per come stanno le cose (soprattutto nei termini dell'accudimento) è tutto da vedere su chi è padrone di chi...
La cosa che mi dà più soddisfazione in questo strano rapporto di padronanza-sudditanza, è che sono riuscito a convincerlo della bontà della mia presenza nel suo cortile (a parte, ma neanche tanto a parte, la bontà dei fichi).
Gli ho instillato questo "tarlo" del primato (metto anche questo termine tra virgolette perché non so se è il più adatto, ma a noi piante viene da ragionare così).
Da quando è andato in internet e ha scoperto che avevo già raggiunto un'altezza considerevole, mi guarda con occhi diversi.
Di sua iniziativa, e mio malgrado, ha escogitato un marchingegno per raddrizzarmi un po'...


crescevo storto, è vero, crescevo come pareva a me, ma sia pure a denti stretti devo ammettere che ha fatto bene: tanto è bastato perché la mia statura si alzasse, di colpo, di un paio di spanne! (denti?... spanne?... non è che mi sto umanizzando troppo?... spero proprio di no!)
S'è anche convinto, indagando in internet su tutto ciò che c'è da sapere sui fichi, che siamo delle piante molto importanti dal punto di vista simbolico, pare infatti che fosse un fico, e non un melo, il famoso albero della conoscenza che ha indotto i nostri (pardon, i vostri) progenitori a commettere il peccato originale... molto più affascinante il fico del melo, non c'è dubbio... Michelangelo da bravo artista l'aveva capito, e l'albero che campeggia sulla volta della cappella Sistina, tra Adamo intento a curiosare tra le fronde ed Eva che riceve qualcosa (presumibilmente un frutto) dalle mani di una viscida e serpentesca diavolessa, è inequivocabilmente un fico! neppure tanto alto, a dire il vero...


Altre cose ha imparato sui fichi, più "tecniche" direbbe lui, per esempio come avviene la nostra riproduzione... ma lì s'è un po' perso, tra stami, stigmi, galle, acheni, ostioli, maturazione partenocarpica, caprificazione, insetti pronubi (blastophaghe) che consentono l'impollinazione, fiori che non si vedono, frutti che non sono frutti ma infruttescenze... ha concluso che le nostre strategie riproduttive non sono molto interessanti, e che nel genere umano funziona tutto in modo più semplice e divertente... se lo dice lui...
Ma eccolo qua nei paraggi, cedo a lui la parola e per un po' me ne sto zitto, mi si è seccata la lingua (ops!)

Sì eccomi, sono Cesare, il "padrone" del fico.
Metto anch'io il termine tra virgolette perché sono d'accordo con lui: il rapporto padronanza-sudditanza non è così netto... mi vien meglio dire che siamo amici. Una signora che mi conosce bene l'ha definito "il mio migliore amico maschio"... lei è di Vienna, la culla della psicanalisi, e direi che la sua definizione è ben azzeccata... ammesso che il fico sia davvero un maschio: confermo che le mie cognizioni sul sesso delle piante sono piuttosto scarse... forse non dovrei dirlo, ma per me il fico è maschio allo stesso modo che la betulla è femmina!...
A parte queste facezie non ho molto altro da aggiungere, mi pare che abbia detto tutto lui... tranne una cosa che ancora non sa (meglio che non lo sappia, per il momento, perché se no si agita): ho messo a punto, da poco, un nuovo marchingegno che avrà l'effetto di raddrizzarlo ulteriormente (e definitivamente)


Così si alzerà di un'altra spanna, o almeno di qualche dita, e potrò finalmente iniziare le pratiche per la sua iscrizione nel Guinness dei primati.
Ma anche di questo ha già parlato lui, a proposito delle sue "ambizioni"...
A me ne ha confidate altre: dopo essere diventato il fico più alto del pianeta, vuole diventare il più grosso, il più produttivo per quantità di frutta, e infine, col tempo, anche il più vecchio!
Io non ci sarò a registrare il conseguimento di tutti gli obiettivi, sicuramente non l'ultimo, ma per fortuna ho una numerosa e affidabile prole a cui affidare l'incarico...
Ma adesso se permettete (e se mi permette lui) basta parlare del fico!
Oppure parliamone ancora, ma in un modo diverso.
Lui ha una visione (del mondo e della vita) molto egocentrica.
Sta in un metro quadrato di terra e tanto gli basta. Ci pensano le sue radici, che si irradiano nel terreno specularmente ai rami, ad assorbire gli umori del suolo, o meglio del sotto-suolo: sotto il cortile, sotto le case, sotto la città... per la cronaca si tratta di Milano, lui non l'ha detto perché poco gli importa, ma per me (e per voi) non è forse un particolare trascurabile.
Gli umori di Milano... "Milano da bere", mi viene in mente per associazione di idee... "Milano da succhiare"... si possono ottenere buoni frutti, sia dentro che fuori dalla metafora.
È un vecchio cortile, quello che si estende intorno a quel metro quadrato di terra, il cemento che lo ricopre è un po' dissestato, intorno al cortile si affaccia una decorosa palazzina di tre piani (io abito al secondo), e un capannone dismesso, dove fino a qualche anno fa svolgevo un'attività nel campo dell'industria.
Ora il capannone è vuoto, o meglio è costellato di cianfrusaglia di passaggio (è inevitabile: gli spazi a lungo vuoti non riescono a stare), e io ho pensato che sia bene investire le mie risorse, economiche e soprattutto mentali, per dare un'opportuna sistemazione a quegli spazi, e soprattutto approfittare, visto che sono vuoti, per riempirli di cose belle (begli oggetti, belle idee, bei progetti), di riempirli, insomma, di qualcosa in cui io possa riconoscermi di più, più di quanto sia avvenuto finora.
Il settore in cui intendo operare è quello dell'arte e dell'artigianato; io non ho una visione particolarmente "mitica" dell'arte, non mi pare che debba trasmettere per forza chissà quali messaggi, mi pare sufficiente che trasmetta un'emozione, e faccio rientrare nell'arte tutto ciò che è semplicemente di buon gusto, e ben fatto... il confine tra arte e artigianato, pertanto, lo vedo molto sfumato.
Ma altri settori possono rientrare nello stesso discorso, o affiancarsi. Il settore della gastronomia per esempio... non si dice del resto che anche quella culinaria è un'arte?...
Se in quegli spazi, all'interno del capannone e fuori, all'ombra del frondoso fico, prenderà forma un ritrovo per artisti, non sarà il caso di metter giù dei tavolini e di provvedere al ristoro dei presenti con cibarie e beveraggi?
Sarà uno spazio aperto, ad artisti e non. Se si faranno (e si faranno) delle mostre, vi entreranno gli artisti e i visitatori... ma io non farei una distinzione così netta tra artisti e non: un po' tutti lo siamo, artisti... solo che molti non lo sanno, non hanno (ancora) trovato la strada per fare emergere la componente artistica che è in loro. Ecco, un'attività del centro, tra le tante, può essere proprio quella di aiutare le persone nel loro percorso artistico, ho una discreta esperienza in merito, e mi impegno di occuparmene in prima persona... ma lo spazio è grande, altri possono avere un ruolo didattico nei campi di loro competenza: può prender vita, per esempio, una scuola di danza, o un laboratorio di scrittura creativa, o perché no, anche qualche corso di lingue: con questo usciamo da un ambito strettamente artistico, ma se si è immersi in un clima culturale stimolante, ritengo che anche i corsi di lingue funzionerebbero meglio.
Sarà un centro molto accogliente, quando sarà aperto, e al centro del centro, via via più maestosa, si ergerà la figura del fico.
A questo punto il nome del centro viene da sé, si chiamerà "il ritrovo del fico"...
Si chiamerà, ma già adesso così si chiama,
sarà accogliente, ma già adesso lo è: per ora è vuoto e non accoglie visitatori o avventori, ma proprio perché è vuoto è molto disponibile ad accogliere ogni genere di idee, di proposte, di progetti...
All'ingresso del centro, prima della vetrata che dà sul cortile (e varcata la quale sembrerà di essere "altrove") disporrò una bacheca con 6 caselle, ognuna destinata a un socio-fondatore.
Chi aspira a riempirla dovrà metterci dentro qualcosa di molto personale, una specie di logo o forse qualcosa di più, qualcosa che rispecchi sé stesso e ciò che sa fare.
Chi mi legge si interroghi, se ritiene di poter trovare spazio in questo progetto, e se ne ha voglia, metta pure in rete la sua adesione.